ISMAELE CI RICASCA E RITORNA A FARSI SEDURRE DALLA POLITICA
DAVIDE CONTRO GOLIA (l'eterna lotta) Novembre 2014
➡️ INCIPIT. Ismaele La Vardera ci ricasca e ritorna a farsi sedurre dall’ammaliante forza della passione politica. All’inizio cercò di entrarci dal basso mancando l’obbiettivo, poi tentò di entrarci in maniera furtiva svelando (una sorta di segreto di pulcinella) le trame, le alchimie e i compromessi a cui sono sottoposti i suoi adepti. Adesso, svestiti i panni della “Iena”, ci riprova per vie istituzionali, quindi non si accontenterà dei resti del corpo putrefatto della politica. La sua scelta potremmo sintetizzarla con semplici parole: “Mi inCATENO, perché è solo vivendo l’esperienza di un luogo chiuso e autoreferenziale come quello delle istituzioni che posso far filtrare quella febbrile luce che permetterà di mettere in contatto diretto la politica con i bisogni cittadini”. In pratica farà tutto “Alla luce del Sole”
NOVEMBRE 2014. Alla fine Villabate si ritrova con l'ennesimo vuoto istituzionale. Le IENE hanno fatto il loro mestiere e si sono avventati sulla preda già agonizzante. Ismaele ha avuto il suo momento di gloria e la sua massima esposizione mediatica. Il piccolo Davide che sconfigge Golia (Il potere arrogante e autoreferenziale). Ai villabatesi rimane il retrogusto amaro di una faccenda che poteva avere dei risvolti diversi ed essere circoscritta nell'alveo dello stesso Comune e dintorni. Sarebbe bastato il gesto semplice e ovvio delle dimissioni del Sindaco che, al di là di come si sono svolti i fatti, avrebbe potuto interrogare meglio la sua coscienza e passare la mano assumendosi quantomeno la responsabilità "oggettiva" di quanto successo. Qualche senso di colpa dovrebbe riaffiorare nelle mente dei suoi "ragazzi" presenti in Giunta, non tanto perchè bisognava per forza "uccidere" il PADRE e risolvere una sorta di complesso di Edipo, ma quanto meno convincerlo a rinunciare alla Patria Potestà e lasciare la Casa comunale. Chiariamo subito una cosa. Ismaele aveva tutto il diritto di promuovere e avviare (e va elogiato il coraggio) l'inchiesta sul "taroccamento" del sorteggio (non delle elezioni) degli scrutinatori, così come aveva tutto il diritto – alla stessa stregua di un giornalista "provetto" – di tendere la trappola all'esimio consigliere Licciardi che speriamo – e ci sforziamo di crederci – non rappresenti il livello medio dei consiglieri presenti in Consiglio comunale. Allo stesso modo non possiamo prendercela con le IENE che, per la loro indole, riescono più degli altri ad annusare da dove provengono i miasmi maleodoranti del corpo corrotto e tumefatto delle pubbliche amministrazioni, dei furbi e dei truffatori, di cui l'Italia vanta un numero esorbitante di adepti. Ci chiediamo però: era il caso di montare un caso nazionale, veicolare l'immagine non certo idilliaca di Villabate fuori dal nostro contesto? Ala fine il 99% degli italiani che hanno visto il servizio avranno rimosso Villabate dalla loro testa e la stessa continuerà ad essere per gli stessi – parafrasando una frase affibbiata erroneamente a Metternich – "Un'espressione geografica". Nutriamo un dubbio sul fatto che il servizio delle Iene abbia portato indizi in più per la conoscenza dell'intera faccenda.
Crediamo che dalla confessione "rubata" a Licciardi, dal servizio di Telejato, dagli articoli pubblicati su Statale113 e dal verbale di Tabone fossero emersi elementi probatori tali da permettere ai cittadini di informarsi – in attesa dei risultati dell'inchiesta – un giudizio. Naturalmente ci si chiede se Ismaele abbia contattato le Iene per promuovere la sua immagine. Sappiamo che ai più non interessa la qualità della notizia. Una notizia (purtroppo) non ha un valore in se, ma diventa più popolare grazie all'autorevolezza di chi la diffonde e dai mezzi messi in campo per promuoverla, e le Iene hanno reso più popolare sia la notizia che colui che l'ha resa pubblica. Infatti lo stesso Ismaele – che già conosce bene il mondo della comunicazione – preferiva vantarsi di un trafiletto pubblicato sul "Giornale di Sicilia" che di un bell'articolo scritto per Statale 113, a giustificazione del fatto che non importa quello che scrivi ma dove lo scrivi. Naturalmente ci mettiamo nei panni dei suoi detrattori. Quella di Ismaele è stata una trama orchestrata per prendere il posto di Licciardi in Consiglio comunale? E' stato uno stratagemma per colpire il Sindaco, reo di non avergli conferito il ruolo di addetto stampa del Comune? Sicuramente la coerenza non fa parte del DNA di Ismaele ( e la sua giovane età e l'esempio dei politici più navigati lo giustifica in pieno) , se è vero che dal punto di vista politico ha attraversato quasi tutto l'arco costituzionale diventando prima coordinatore provinciale dei Giovani Progressisti, poi appoggiando la lista di Marianna Caronia del PID (abbandonata dopo l'insorgere di alcuni incendi divampati in maniera misteriosa) per finire nelle braccia e nella lista del candidato Sindaco Antonino Costa di Forza Italia nelle scorse amministrative di Bagheria. La sua precoce carriera giornalistica non è da meno, perchè da due anni spazia da un giornale, da un blog e da una televisione all'altra (ammesso che al giorno d'oggi possa essere considerato un difetto) ricevendo la definitiva consacrazione dalle Iene. E' fuori di dubbio che Ismaele farà carriera; gli rimane solo decidere quale strada intraprendere, quella giornalistica o quella del politico, scegliere fra l'amore e la passione che, molto spesso, non coincidono. Almeno che non voglia rimanere nella classica zona di confine ( borderline), tipica di chi vuole mantenere l'equilibrio, di chi attende da quale parte spira il vento, alla stressa stregua di un lattante a cui viene concessa la possibilità di ciucciare sia da un seno che dall'altro. Ma prima o poi si cresce e bisogna fare delle scelte, almeno che non si voglia percorrere la strada dell'ambiguità.
di Giuseppe Compagno
nb: foto di copertina della Gazzetta del Sud che ringraziamo.